ORA BASTA: IL GOVERNO CI CONFONDE E NON CI TUTELA

“Ora basta”. È il grido di Confcommercio, delle aziende e degli imprenditori del terziario, sempre più esasperati dall’atteggiamento del Governo che, invece di tutelare attività e cittadini, si dimostra ancora una volta irresponsabile.

 

“Non possiamo restare ancora inermi a guardare uno Stato che non ci rappresenta e che si muove fra comunicazioni non chiare e fuorvianti.

Invece di pensare a come salvare l’economia e la stessa tenuta sociale del Paese, il Consiglio dei Ministri è concentrato a segnare le date sul calendario, stringendo e allargando i confini del contagio. Come se il 24 di Dicembre il virus non circolasse fuori dai territori comunali, come se il 2 Gennaio il pericolo fosse magicamente svanito.

 

È inaccettabile e preoccupante pensare che la chiusura delle imprese – con le mancate riaperture e la perdita dei posti di lavoro che queste sospensioni stanno generando –  e le limitazioni alla libertà personale degli italiani servano principalmente a coprire l’incapacità dimostrata fino a ora di garantire un sistema sanitario all’altezza della situazione. Una situazione che sapevamo fin dal mese di Maggio che ci sarebbe stata.

 

Ci siamo sentiti dire per l’ennesima volta che dobbiamo essere responsabili e fare sforzi per ‘prevenire una terza ondata’ quando niente è stato fatto per prevenire la seconda: molti ospedali non erano pronti, le strutture sanitarie non sono state dotate per tempo di una forza tale da poter gestire i tracciamenti e le assistenze ai contagiati.

 

Eppure i leader di Governo fanno forza su un tipo di comunicazione che confonde, anticipando le decisioni per tastare il terreno dell’opinione pubblica, facendo poi passare per gentili concessioni quelle che di fatto sono limitazioni ad alcuni principi cardine della nostra Costituzione: il lavoro, la libertà personale.

 

Vengono tenuti aperti i ristoranti nelle zone gialle per pranzo nei giorni del 25, del 26 e del 31 Dicembre – come lo sono legittimamente ogni altro giorno – con le limitazioni già presenti per le attività nelle suddette fasce. Ma non si può uscire dal Comune e non si possono ritrovare familiari non conviventi che vivono al di fuori. Senza tenere conto che l’Italia è composta da quasi 8mila Comuni, di cui la gran parte non sono grandi città ma paesi, e che nel 2020 molti figli vivono in comuni diversi da quelli dei genitori.

Quindi, di fatto, quello che poteva essere un momento di ricongiungimento sicuro, svolto nel rispetto dei protocolli applicati dai ristoranti, sarà un lusso per pochi. Contemporaneamente i ristoranti non trarranno pieno beneficio da queste giornate, perdendo l’ennesima occasione di rialzare la testa dopo il lungo periodo di chiusura.

 

Ma non solo.

Mentre si parla di come le attività commerciali possono stare aperte fino alle 21.00 per poter consentire alle persone di acquistare i regali di natale nei negozi di vicinato, ci dimentichiamo che in Italia vige la liberalizzazione degli orari e che, di fatto, le stesse attività potrebbero restare aperte senza limitazioni.

 

E qui ci domandiamo: la Regione Toscana dov’è in tutto questo?

Il Presidente Giani resta inerme a guardare i dati che scendono e le serrande chiuse delle nostre aziende, senza prendere una vera posizione che ci tuteli.

 

È di pochi giorni fa la decisione della Valle d’Aosta – zona rossa come noi – di riaprire le attività nel rispetto di tutti i protocolli varati dallo stesso Governo. Una scelta che, vista con uno sguardo più ampio, permette di evitare gli assembramenti per le vie e nelle principali strade dello shopping, che si stanno verificando in ogni regione al momento della riapertura.

 

Abbiamo un Governo regionale concentrato sul consenso misurati in numero di like ottenuti e che si è dimenticato delle aziende e dei lavoratori che senza prospettive, con aiuti insufficienti e ancora ingiustamente chiusi, stanno perdendo ancora giorni essenziali per le vendite.

 

Secondo quanto previsto, passeremo domenica in fascia arancione: ciò significa che i primi due giorni del lungo weekend andranno persi.

Come perse rischiano di essere le speranze per molte aziende di rialzarsi da questa sempre più disastrosa crisi.

 

Non ci sono giustificazioni né attenuanti per il comportamento di chi dovrebbe svolgere, oggi in modo più che mai responsabile, un ruolo di guida per tutti noi, come imprese e come cittadini.”

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