Il Covid piega il Terziario in provincia: il 67% non reggerebbe un nuovo lockdown

Morandi-Confcommercio: scenario da scongiurare, il 47% delle attività rischia la cessazione e il 55% degli operatori sono in difficoltà per le scadenze fiscali

“Imprese del terziario in calo nella provincia di Pistoia: per la prima volta in 10 anni è segno meno per il turismo. Insostenibile pensare a un nuovo lockdown, il 67% delle imprese non reggerebbe”. 

È con queste parole che Stefano Morandi, Presidente di Confcommercio Pistoia e Prato, commenta i dati dell’Osservatorio Congiunturale Toscana. 

 “I numeri ci rimandano a uno scenario drammatico che purtroppo stiamo toccando con mano. Il 47% delle attività del settore rischia la cessazione e il 55% degli operatori ammettono di essere in difficoltà nel rispettare le scadenze fiscali. 

Le oltre 16mila imprese del terziario nella provincia di Pistoia hanno registrato nei primi 9 mesi dell’anno un decremento nella variazione del saldo tra imprese nuove nate e imprese cessate, rilevando lo scostamento più basso degli ultimi 10 anni. Ed è la prima volta – nel decennio – che è il comparto turistico a determinare un decremento in termini di attività esistenti, dovuto principalmente alle mancate nuove aperture. 

Un segnale, questo, di chiara difficoltà e sfiducia verso il futuro che appare sempre più incerto, soprattutto per quelle categorie che devono fare i conti con disposizioni governative stringenti e penalizzanti. Stiamo parlando della ristorazione e del turismo, soggetti a riduzione degli orari, chiusure e al blocco degli spostamenti. Ma parliamo anche del commercio no food che soffre di un netto calo di frequentazione dei negozi da parte dei clienti, di una minor capacità di acquisto e dell’assenza di ristori che ad oggi non sono stati previsti per il settore. 

Il clima di incertezza e i timori per una nuova stretta che potrebbe arrivare fin dalle prossime ore, preoccupano le imprese e incidono drasticamente sulla tenuta del terziario in provincia. 

E' evidente che questa seconda fase di lockdown ‘parziali’ produrrà inevitabilmente ulteriori, gravissimi danni. 

Le nuove restrizioni all’esercizio di tante attività – soprattutto nei settori della ristorazione, della cultura e dell’intrattenimento – sono insostenibili e illogiche, visto che le aziende hanno già adottato tutti i necessari e concordati protocolli di sicurezza e in cui non sembrerebbero manifestarsi particolari criticità. 

Quello che serve è più programmazione e più coordinamento e, soprattutto, occorre che i danni subiti dalle imprese siano ristorati adeguatamente e tempestivamente. Servono indennizzi a fondo perduto, credito d’imposta per le locazioni commerciali e gli affitti d’azienda, moratorie fiscali e creditizie, risorse per le garanzie finalizzate ad agevolare l’accesso al credito, continuità degli ammortizzatori sociali insieme alla necessità della loro riforma e di una nuova stagione di vere politiche attive per il lavoro”.  

 

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