Tari sempre più cara per le aziende pistoiesi. La ricerca di Confcommercio

Torna in prima linea il tema della Tari, la tariffa per lo smaltimento dei rifiuti che si conferma una delle imposte più gravose per le imprese pistoiesi.

 

L’indagine di Confcommercio Imprese per l’Italia – attraverso l’Osservatorio Tasse Locali, lo strumento permanente dedicato alla raccolta e all’analisi di dati e informazioni sull’intero territorio relative alla tassa rifiuti (TARI) pagata dalle imprese del terziario – conferma la continua crescita su tutto il territorio nazionale della tassa, nonostante una significativa riduzione nella produzione dei rifiuti stessi, e ripropone evidenti divari di costo nello stesso territorio tra le medesime categorie economiche a parità di condizioni.

 

Un’immagine questa che si ripropone attuale a Pistoia e nelle aree della Piana e della Montagna – secondo la ricerca svolta da Confcommercio Pistoia e Prato – dove la maggior parte dei Comuni ha introdotto aumenti alla tariffa per il 2019.

 

La situazione più preoccupante è proprio quella del comune capoluogo, dove si stima un aumento sulla Tari pro capite fino al 30% rispetto al 2018 per le utenze non domestiche. Fra queste a pagare da sempre  il prezzo più alto sono ristoranti, bar, pizzerie ma anche ortofrutta, pescherie, fiori e piante, edicole, tabaccherie: per loro gli aumenti nell’ultimo anno sono superiori al 15% con costi insostenibili per le piccole e medie imprese.

 

Se da una parte le agevolazioni introdotte – fortemente volute in passato da Confcommercio – riescono ad alleggerire la tariffa, dall’altro richiedono un impegno notevole da parte degli operatori che per ottenerle devono operarsi in contesti non sempre semplici (come accade per la raccolta del vetro nel centro storico).

 

A questo si somma il livello di qualità del servizio offerto che secondo OpenCivitas – sito promosso dal Dipartimento delle Finanze e dalla SOSE per determinare i fabbisogni standard delle amministrazioni locali – posiziona Pistoia nel 2018 sotto la sufficienza (con punteggio 4), nella media regionale.

 

Cresce la Tari anche a Serravalle Pistoiese – per le categorie menzionate oltre al 5% rispetto al 2018 – dove il costo del servizio si conferma fra i più cari della provincia. Ciò che colpisce ancora di più è la differenza della tariffa pagata da un ristorante – 22,50 euro al metro quadro – rispetto a quello a cui è soggetta la stessa attività di Quarrata – 17,41 euro al metro quadro – nonostante la loro vicinanza.

 

Lo stesso accade in Montagna dove si sono verificati aumenti sia per le imprese di Abetone che per quelle di Cutigliano che, pur essendo sotto un’unica Amministrazione Comunale, si trovano ancora a pagare tariffe diverse.

La situazione si ripete identica per San Marcello Piteglio: nell’ex territorio comunale di Piteglio – l’area con i costi più alti della montagna – un bar paga 12,11 euro per rifiuti prodotti al metro quadro, contro i 7,86 euro di chi ha la stessa attività nell’ex territorio comunale di San Marcello.

 

Si tratta di esempi che rimandano a un quadro travagliato e poco omogeneo che continua a penalizzare le attività economiche e che frena il loro sviluppo.

Per Confcommercio la fotografia rimandata dall’indagine locale è preoccupante, ancora di più se si considera che dal 1 gennaio dello scorso anno Comuni avrebbero dovuto avvalersi delle risultanze dei fabbisogni standard nella determinazione dei costi relativi al servizio di smaltimento dei rifiuti.

 

Servono risposte urgenti per avviare una profonda revisione dell’intero sistema che rispetti il principio europeo ‘chi inquina paga’ e tenga conto delle specificità di determinate attività economiche delle imprese del terziario, al fine di prevedere esenzioni o agevolazioni per le aree che di fatto non producono alcun rifiuto e sulle quali invece continua ad essere calcolata integralmente la tassa.

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