Scongiurare la chiusura degli impianti sciistici per salvare la Montagna

“Impianti chiusi e niente vacanze sula neve? Per l’economia invernale della Montagna sarebbe l’ennesimo grave danno. Il tracollo dell’intero sistema è un pericolo da scongiurare”.

 

A dirlo è Confcommercio dopo l’annuncio del Governo che vede dubbia l’apertura delle strutture sciistiche per le vacanze natalizie. Un duro colpo per l’intero territorio che mette in ginocchio le sue attività, la maggior parte delle quali legate al turismo bianco

 

“Con una scelta simile si vanno a danneggiare non soltanto le stazioni sciistiche della nostra Montagna, ma un’intera filiera economica di cui fanno parte maestri di sci, alberghi, ristoranti, attività di noleggio e vendita di attrezzature sportive, negozi di abbigliamento e, in generale, qualsiasi esercizio presente nell’area. Si tratta di aziende e operatori che, potenzialmente, rischiano di fermarsi per un’intera stagione.

 

Sappiamo bene, infatti, che il turismo invernale è in grado di portare nel nostro comprensorio una frequentazione che non si limita a vivere le piste da sci ma che può godere dell’intera offerta locale. È questo il biglietto da visita della Montagna pistoiese, quello per cui viene scelta.

 

Non possiamo permetterci un ennesimo blocco, sarebbe fatale non solo per Abetone-Cutigliano ma per l’intera economia montana, già duramente provata dalla precedente crisi e dai collegamenti infrastrutturali che necessitano urgentemente di una riqualificazione.

 

Siamo consapevoli che sia importante in questa fase evitare assembramenti ma non siamo più nei mesi di Febbraio e Marzo e dopo tutti questi mesi, dovremmo essere in grado di aver definito delle linee guida in grado di evitarli. È inconcepibile essere ancora in una situazione in cui si naviga a vista.

 

Le attività si sono rese fin da subito responsabili nell’applicazione di ogni protocollo di sicurezza sia stato predisposto.

 

Esiste, inoltre, uno studio scientifico effettuato dal Politecnico di Milano sul rischio contagio sulla neve che si interroga sulla propagazione dell’aerosol (quel misto di vapore d’acqua e goccioline che emettiamo quando respiriamo, tossiamo, starnutiamo) all’aria aperta.

Dallo studio si evince che con i dovuti dispositivi di protezione, distanze di sicurezza, limitazione del numero degli accessi agli impianti e linee guida da seguire alla lettera dagli operatori e dai fruitori, lo sci – che è uno sport individuale – non ha ragione di non essere praticato.

Resta fondamentale la responsabilità personale ma, per quella, possono essere introdotti controlli e conseguenti sanzioni severe con effetto immediato.

 

Alla luce di questo, adesso sta al Governo fare la propria parte.

Salvare l’intera economia di un territorio e, di conseguenza, la sua stessa vita, deve necessariamente rappresentare una priorità”.

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