Prato, la crisi colpisce il commercio ma cresce il turismo

Indagine Confcommercio sulla demografia delle imprese dal 2008 al 2018

E’ contrassegnato da un segno meno il saldo fra le aperture e le chiusure dei negozi e delle attività commerciali a Prato negli ultimi 10 anni. E il prezzo pagato dalla città negli anni della crisi economica che ha colpito duramente il territorio e i suoi settori produttivi. Positivo, di contro, il dato relativo alla natimortalità delle imprese nel più dinamico settore turistico. Risultano, infatti, 220 aziende in più tra bar, ristoranti e strutture ricettive  rispetto al decennio precedente.

 

A dirlo è l’indagine svolta dall’Ufficio Studi di Confcommercio Imprese per l’Italia con il contributo di Si Camera, che ha analizzato l’evoluzione delle attività commerciali, turistiche e dei servizi nel decennio 2008-2018 in 120 città italiane.

 

Emerge chiaramente come, sia a livello nazionale che nel contesto locale, a subire le perdite più importanti sia stato il commercio che ha riscontrato le maggiori difficoltà all’interno dei centri storici.

Proprio fra le sue mura Prato registra 36 negozi di vendita al dettaglio in meno rispetto al 2008 (quando erano 820), seguiti dalle attività di commercio ambulante (-28). Cresce invece il commercio al di fuori dei negozi e dei banchi e, quindi, via web, tramite porta a porta o presso i distributori automatici (+23): un segno degli evidenti cambiamenti che negli anni hanno subito le abitudini dei consumatori.

Fra le attività di commercio al dettaglio si guadagnano un segno più soltanto la vendita di prodotti alimentari e bevande (+14), di applicazioni informatiche e telecomunicazioni (+10), farmacie (+6) e tabacchi (+2).

 

Si tratta comunque di valori inferiori alla media nazionale: secondo lo studio di Confcommercio la crisi ha cancellato un negozio su 10 dal 2008 in Italia con una perdita del commercio al dettaglio in sede fissa nei centri storici pari a -11,4%. Differente è la percentuale pratese che si ferma a -3,5%.

 

Il quadro nelle aree esterne al centro si disegna in modo diverso. Qui si riscontra un numero saldo inferiore fra le aperture e le chiusure per il settore (15 attività su 660 dal 2008 con un dato percentuale del -2%), una tenuta del commercio ambulante (+1%) e un evidente aumento del commercio web, porta a porta e tramite distributori automatici (+36%).

Fra le tipologie di attività che più delle altre hanno subito perdite ci sono la vendita al dettaglio in esercizi specializzati alimentari e non – ad esempio i market (-10%) – di articoli culturali e ricreativi – come musica, giocattoli, libri, attrezzature sportive (-15%) – e di prodotti ad uso domestico (-6%).

 

Nota positiva messa in luce dall’indagine, è la crescita del turismo che in 10 anni ha realizzato un +30% a Prato – al di sopra della media nazionale del +18% - sia grazie al centro storico, sia soprattutto alle altre aree.

È infatti fuori dal centro che si è registrato un vero boom di attività fra strutture ricettive (duplicate dal 2018), di bar e ristoranti (cresciuti numericamente di 156). Bene in ogni caso anche il centro dove i pubblici esercizi segnano un +23, seguiti dalle strutture ricettive segnano con +13 .

Tiziano Tempestini, direttore di Confcommercio Pistoia e Prato

 

“I dati sull’andamento decennale del commercio al dettaglio nel comune capoluogo non sono una sorpresa.

 

Da anni nel settore si ravvisa una situazione di difficoltà diffusa dovuta a più fattori che sono stati determinanti nell’evoluzione del sistema commerciale del territorio.

 

La diminuzione dei consumi che si è verificata dopo la crisi economica del 2007 e che non possiamo dire di aver superato è sicuramente stata una delle cause scatenanti. I due indicatori sono, infatti, collegati: quando i consumi scendono il numero delle attività commerciali di un territorio automaticamente si riduce. A questo si sono aggiunti rapidi cambiamenti di mercato caratterizzati dall’avvento di e-commerce, outlet e grandi centri commerciali che hanno sicuramente penalizzato i piccoli negozi di vicinato costretti a intervenire per razionalizzare una sempre più ridotta redditività.

 

Sul dato che a Prato il saldo negativo nel commercio risulti inferiore rispetto alla media nazionale ritengo abbiano inciso principalmente due fattori: una tenuta della popolazione negli anni, indicatore che ha sempre un impatto positivo sull’offerta commerciale e la forza accentratrice che il comune capoluogo, più che in altri territori, esprime rispetto al territorio provinciale anche per la sua conformazione.

 

Per contrastare questa tendenza, comunque contrassegnata da un deciso segno meno, sono necessarie politiche di rigenerazione urbana che restituiscano nuova vita ai centri storici. Iniziative che puntino a valorizzare l’integrazione fra il tessuto commerciale e quello dei pubblici esercizi. Si tratta di due settori complementari che si alimentano a vicenda e dai quali la vitalità di una città non può prescindere.”

 

 

Tommaso Gei, presidente della consulta Confcommercio di Prato

 

“I dati dell’indagine confermano un trend generalizzato di crescita del turismo che si conferma un settore fondamentale per lo sviluppo delle città.

 

Prato è una città che ha tanto da offrire ai visitatori e che negli ultimi anni ha reso sempre più evidente la sua capacità attrattiva. A sostenerlo sono anche i dati delle presenze turistiche del 2017: nonostante non si possa parlare di numeri alla pari di altri capoluoghi toscani, Prato ha registrato una crescita del 3,4% sul 2016, pari a 539.886 presenze.

 

Inoltre c’è da dire che se dal 2008 si è assistito a un consistente aumento quantitativo, negli ultimi anni le attività puntano sempre di più sulla qualità e sulla valorizzazione del settore.

 

Dobbiamo cogliere questa spinta positiva e impegnarci per gettare le basi di una cultura turistica che sia in grado di posizionare il territorio di fronte a flussi diversi dal ‘mordi e fuggi’ di una giornata e da chi viaggia per business.

 

Per farlo servono iniziative ed attività di promozione di un nuovo prodotto che renda Prato una meta a tutti gli effetti e le conferisca una propria e precisa identità turistica”.

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