Impianti di risalita: essenziale la riapertura il 7 Gennaio

Montagna innevata ma deserta: è indispensabile confermare riapertura degli impianti sciistici il 7 Gennaio. Il territorio non può perdere i primi mesi dell’anno, gli effetti della crisi saranno catastrofici.”

 

A dieci giorni dalla data che il Governo ha annunciato come possibile riapertura delle stazioni sciistiche italiane, Confcommercio lancia il grido di allarme della Montagna Pistoiese, stremata dagli effetti delle continue chiusure e dall’assenza dell’usuale flusso di turisti e sportivi.

 

Non ci sono osservazioni oggettive che testimonino la pericolosità degli impianti come luoghi di contagio anzi, lo sci, come lo snowboarding, sono sport individuali, da praticare all’aperto che prescindono dalla vicinanza con altri soggetti.

 

Esistono inoltre protocolli specifici, studiati appositamente per consentire il regolare svolgimento dell’attività con distanziamento e dispositivi di sicurezza.

Eppure, ancora una volta, è stato scelto il blocco delle stazioni con la conseguente condanna di tutto il comparto economico locale e con ricadute drammatiche che vanno a sommarsi alle già presenti fragilità del passato.

 

Chi prende le decisioni forse non conosce le dinamiche che ruotano intorno alla stagione sciistica: non si tratta solo di sport, svago, divertimento. È piuttosto una fonte di lavoro e di tenuta per un intero territorio che vive sulla sua filiera composta da alberghi, ristoranti, bar, ma anche negozi, noleggi, maestri di sci, professionisti.

Cosa ne sarà di tutti loro dopo un intero anno di stop?

 

Nel 2020 la stagione si è fermata a metà con la chiusura di tutte le stazioni i primi di Marzo e non ha più ripreso. La mancata riapertura nel 2021 comporta un rischio che il territorio della Montagna Pistoiese non può permettersi di correre – afferma Rolando Galli, presidente del Consorzio Turistico APM e membro di giunta di Confcommercio.

 

Certo, saranno necessarie nuove modalità di fruizione delle attività con conseguenti cospicue limitazioni ma resta comunque l’unica possibilità di sopravvivenza per tante imprese locali che stanno affrontando alcuni dei periodi più bui.

 

Per questo sono necessarie coperture economiche proporzionate alle perdite subite che, per prima cosa, escano dalla logica dei Codici Ateco. Sulla montagna in generale e, in particolare in Toscana, la riduzione dell’attività sciistica riguarda tutti i settori, nessuno escluso perché da questa è determinato l’asset economico di intere località.

Servono quindi sostegni calcolati sulla media degli ultimi 3 anni, che siano pari al 70-80% del fatturato perso dall’inizio dell’emergenza Covid.

 

Senza questi e senza un rapido avvio della stagione, la Montagna rischia di diventare un deserto bianco.”

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