Gei: Diamo prospettiva al settore della ristorazione

“Mantenere alta l’attenzione sul settore della ristorazione è determinante in questa fase per ricostruire il suo futuro.

 

Proprio nel momento in cui le progressive riaperture ci permettono di tornare finalmente al nostro lavoro, ci troviamo ancora una volta di fronte ai limiti di una gestione da parte del Governo che vede le imprese sole ad affrontare le conseguenze dell’emergenza.

 

Non possiamo abbassare la guardia: senza un progetto di riqualificazione del sistema della somministrazione, le conseguenze saranno gravi per l’intero sistema economico e sociale.”

 

È chiara l’idea di Tommaso Gei, presidente Fipe-Confcommercio Prato – il sindacato in rappresentanza dei pubblici esercizi della provincia – sulla situazione del settore della ristorazione e sulle azioni necessarie per poter parlare di una vera e propria ripartenza.

 

“Lo slancio che sentiamo in queste prime settimane di riapertura è naturale: i clienti hanno voglia di tornare a vivere i momenti di socialità che per troppi mesi sono mancati. Accanto a loro, i ristoratori e i gestori dei locali tornano a provare quell’entusiasmo che è alla base del motore del proprio lavoro.

 

Allo stesso tempo, però, non possiamo non fare i conti con le conseguenze dei 15 lunghi mesi di chiusura, dello smarrimento che abbiamo provato, dell’assenza di una guida che potesse delineare con chiarezza una prospettiva per la nostra categoria.

 

Non tornerò a mettere il punto, come fatto in passato, sulla discutibilità di alcune decisioni prese, piuttosto guardiamo i fatti oggi.

 

I pubblici esercizi hanno difficoltà a trovare personale adeguatamente qualificato da inserire nella propria attività: nel momento della riapertura e all’inizio della stagione estiva – che rappresenta uno dei periodi di maggior richiesta per il settore – non ci sono addetti da assumere nel proprio organico.

Con il risultato che le attività si trovano a non poter esprimere totalmente le loro reali potenzialità e di dover scendere a compromessi. Tutto ciò impoverisce il settore per il quale le risorse umane e le loro competenze sono linfa vitale.

 

Perché accade questo? Si tratta di una conseguenza diretta delle progressive chiusure imposte alle attività della ristorazione e della somministrazione, della mancanza di informazioni chiare e definite ma soprattutto dell’assenza di qualsiasi tipo di prospettiva anche per gli stessi dipendenti. Molti addetti del settore si sono rioccupati in altre attività mentre i giovani scelgono di investire il proprio futuro altrove per avere maggior stabilità, causando un gap sempre più ampio fra domanda e offerta di lavoro.

 

A ciò si somma il rischio per la tenuta economica del settore.

Basti pensare alla mancanza di ricavi derivata dallo stop imposto alle attività e alle spese sostenute per allineare le strutture alla normativa anti-contagio. Gli imprenditori, anche quelli più fortunati, si sono trovati a dover utilizzare i risparmi di anni e anni di lavoro e adesso si trovano in difficoltà nel pensare a nuovi investimenti.

Proprio adesso che, invece, sarebbe necessario investire per riprogettare un futuro del settore.

 

È infatti il momento di guardare avanti, anche correggendo gli errori che sono stati fatti in passato, e cogliere le opportunità che ogni nuovo inizio porta con sé.

 

Per farlo abbiamo bisogno che il Governo si dimostri responsabile: noi ce l’abbiamo messa tutta per attenerci agli sforzi che ci sono stati chiesti.

Adesso sta a loro riconoscerli e fare scelte che ridiano prospettiva alla nostra professione che rappresenta uno dei cardini dell’identità italiana.

Solo così non perderemo di vista ciò che veramente conta: riqualificare il settore per ridisegnare il futuro.”

 

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