FIPE: MISURE PER SALVARE IL SETTORE FOOD

Le nuove limitazioni sono drammatiche per il settore, le aziende non possono indebitarsi ancora.

“Interventi a fondo perduto e meno burocrazia per salvare il settore della ristorazione.

È impensabile aprire un nuovo anno chiedendo ancora agli imprenditori di indebitarsi. Le attività sono allo stremo e se vogliamo tenere in vita uno dei patrimoni più identificativi del nostro Paese, dobbiamo agire subito.

Basta con misure assistenziali, servono dei veri sostegni per affrontare le nuove e annunciate limitazioni.”

 

Con queste parole Fipe accoglie il nuovo DPCM e commenta lo studio svolto dalla Federazione Italiana Pubblici Esercizi che ha comparato la situazione dei bar e dei ristoranti italiani con quella di Francia e Germania, sia dal punto di vista delle restrizioni introdotte, sia da quello dei sostegni economici.

 

“Siamo stanchi di dire che i provvedimenti dall’efficacia estemporanea non fanno che tormentare le nostre aziende, da giorni in attesa di sapere chi sarà coinvolto dall’ufficialità del divieto di asporto dalle 18.00.

 

Il nuovo DPCM dà, infatti, l’ennesimo duro colpo ai pubblici esercizi che da 10 mesi vengono erroneamente considerati fra i principali diffusori del virus. Nonostante la chiusura del servizio al pubblico, nonostante l’adozione dei controlli e il rispetto delle regole, questi continuano a subire le conseguenze della mancanza di controlli adeguati sugli avventori. La responsabilità di eventuali situazioni di assembramento non è responsabilità delle imprese e non possono essere sempre loro a dover pagare.

 

Ciò che rende ancor più grave il momento che stiamo vivendo, è il mal funzionamento dei sistemi che dovrebbero garantire il sostegno delle aziende chiuse e che invece, nel nostro Paese, sono chiamate a indebitarsi prima di avere i contributi necessari ad affrontare la crisi.

 

A parlare sono prima di tutti i dati. Dall’indagine svolta da FIPE-Confcommercio, risulta evidente che il Paese ad avere maggior percezione delle esigenze delle proprie attività è stata la Germania. Qui è stata introdotta una riduzione dell’Iva per i ristoranti fino al 5-7% e di contributi a fondo perduto volti a coprire i costi fissi o, in alternativa, il 75% del fatturato senza un tetto massimo, per i mesi di Novembre e Dicembre durante i quali i pubblici esercizi sono stati totalmente chiusi.

 

In Italia il fondo perduto ha un’incidenza inferiore e si differenzia il base alle diverse fasce di emergenza in cui si collocano le attività. Inoltre gli sgravi fiscali introdotti riguardano per lo più sospensioni di imposte o esenzione di alcune rate.

La differenza più evidente è data però dalla frammentazione degli interventi presi dal nostro Governo e dall’eccessiva burocratizzazione che hanno dato spazio a rallentamenti e difetti di sistema, generando ritardi ed esclusioni che non ci possiamo più permettere in alcun modo.

 

Oggi i nostri pubblici esercizi non hanno più la forza di anticipare spese e costi.

Hanno bisogno di aiuti concreti basati sul modello tedesco. E hanno bisogno di un Governo che tenda la mano alle attività, senza rendere impossibile l’accesso ai sostegni promessi.

Dopo mesi di chiusure siamo noi a chiedere responsabilità al Governo.”

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