Confcommercio sul piano del Governo: è inaccettabile, dobbiamo ripartire prima

“Piano del Governo inaccettabile per la ‘Fase 2’: dobbiamo ripartire prima.

Lo diciamo ormai da un mese racchiudendo nelle nostre parole il grido di allarme delle piccole e medie imprese che compongono il tessuto economico e sociale dei nostri territori e che, ancora una volta, sono state messe all’angolo dal Decreto del Presidente del Consiglio”.

 

Con queste parole Stefano Morandi, presidente di Confcommercio Pistoia e Prato, commenta le disposizioni del Governo annunciate dal premier Conte la scorsa domenica.

 

“Siamo sconcertati e non staremo in silenzio ad assistere alla cronaca di un disastro annunciato.

 

Il decreto non solo proroga nuovamente e gravemente la riapertura di negozi, bar, ristoranti, attività di servizi – già di per sé inammissibile – ma continua a non prevedere piani concreti di sostegno e di programmazione per il prossimo futuro.

Quest’assenza ci delude ed è segno di una classe dirigente che non sta guardando veramente al futuro.

 

In questi due mesi abbiamo fatto la nostra parte con responsabilità nonostante le difficoltà e le incertezze con le quali si sono dovute misurare le aziende giorno dopo giorno. Ora però la misura è davvero colma: le nostre imprese sono allo stremo e non hanno più margini per navigare a vista come ci viene richiesto.

 

Il lockdown ha già provocato conseguenze drammatiche sull’economia, con l’inevitabile conseguenza che molte aziende non riapriranno e molti lavoratori si troveranno senza occupazione.

 

Lo ripetiamo, la ripartenza il 4 Maggio per tutti sarebbe stata essenziale per far muovere il meccanismo economico e dare modo alle imprese di prendere le misure con la situazione che si prospetterà nei prossimi mesi.

Dovremo convivere con il virus, è vero. Ma convivere non significa chiudere e destinare alla morte le imprese e il sistema economico.

 

Pur guardando ai rischi sanitari e alla tutela delle persone, appare inconcepibile perché aprire un negozio, un bar o una qualunque altra attività nella quale entrerebbero al massimo una o due persone alla volta, viene considerato più pericoloso rispetto ad altre realtà.

 

A fronte di questo constatiamo con amarezza che gli interventi di sostegno al sistema economico restano poco più che proclami, incapaci di incidere nella realtà delle cose. Credito a fondo perduto, moratoria fiscale e su tutti i pagamenti, sostegno al reddito: di questo ha bisogno l’Italia. Ma anche di progetti seri per la ripartenza.

 

Si chiede al mondo delle piccole imprese un sacrificio troppo grande senza dare in cambio misure concrete compensative.

 

Non possiamo accettare le decisioni di una classe dirigenziale che non rappresenta né tutela le piccole e mende imprese, non ci stiamo.

Non resteremo inermi di fronte all’insensatezza di certe scelte.

È urgente rivedere il piano delle riaperture, subito.

Il terziario deve ripartire prima”.

 

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