Confcommercio: inconcepibile caricare le imprese di ulteriori oneri

 “Serve un clima più collaborativo per programmare una ripartenza.

Non è accettabile penalizzare i negozi di vicinato e tantomeno caricare i datori di lavoro di responsabilità e costi che vanno ben oltre le loro possibilità”.

 

Con queste parole Confcommercio commenta le ultime Ordinanze della Regione Toscana, con cui fra le altre cose ha definito nuove e stringenti disposizioni a carico dei datori di lavoro per la sicurezza delle attività.

 

“È inconcepibile che vengano usati due pesi e due misure.

L’ordinanza n. 33 dello scorso 13 Aprile stabilisce il distanziamento sociale obbligatorio di 1,80 metri per le attività commerciali, mentre per le altre tipologie resta invariata la distanza di un metro come definito dalla normativa nazionale.

 

Per non parlare poi dell’impossibilità per i fiorai di poter svolgere il proprio lavoro, quando la vendita di fiori e piante viene consentita agli esercizi di dettaglio alimentare e alla grande distribuzione.

 

Si tratta di disposizioni che penalizzano le aziende e le categorie già profondamente colpite dalla crisi dovuta alla pandemia che le sta mettendo in ginocchio.

 

A questo si somma il lungo elenco di responsabilità a carico dei datori di lavoro definito dalla Regione, individuando interventi ‘impossibili’ che questi devono mettere in atto all’interno nella propria azienda e nei confronti dei dipendenti per garantire la sicurezza. Fra questi, l’accertamento e la garanzia che non esistano sintomi collegabili al Covid-19 fra il proprio personale, del quale è chiamato ad assumersi la responsabilità.

 

È giusto trovare un protocollo condiviso che garantisca alle attività di ripartire, ma le istituzioni devono tenere conto delle enormi difficoltà che il mondo imprenditoriale sta vivendo e non pretendere competenze mediche che non competono al singolo datore di lavoro.

 

Proprio in queste ore si sente paventare la possibilità che la Regione Toscana uniformi la misura obbligatoria di distanziamento sociale a 1,80 metri per tutte le tipologie di attività: è l’ennesimo segnale di noncuranza nei confronti delle aziende che porta con sé l’impossibilità di operare nel rispetto delle regole per molti settori.

 

Il mondo delle piccole e medie imprese sul quale si basa gran parte dell’economia dei nostri territori è a rischio.

Nuovi oneri e ulteriori costi non sono sostenibili in questo momento.

È urgente dare un aiuto concreto alle nostre imprese”.

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