Basta giocare con il futuro di imprese e lavoratori

“Smettiamo di giocare con numeri e colori e iniziamo a lavorare a un piano strutturale che porti il Paese verso il futuro.

L’atteggiamento con cui il Governo apre il nuovo anno è inaccettabile: dopo 10 mesi di emergenza si parla ancora di comunicazioni incerte, ipotesi di chiusure, provvedimenti lampo che vanno a coprire solo alcune giornate. Non è ancora chiaro che il virus non ha giorni fissati sul calendario?”

 

È dura Confcommercio nei confronti delle ultime anticipazioni rispetto alle prossime disposizioni in fase di valutazione da parte del Governo per i prossimi giorni.

 

“Le nostre aziende, i nostri territori hanno subito il lockdown natalizio rivedendo all’ultimo minuto i propri piani e senza ricevere con la tempestività promessa gli indennizzi previsti che -  siamo chiari - non sono certo sufficienti a mettere in sicurezza il futuro delle attività ma risultano ormai indispensabili per avere una possibilità di sopravvivere.

 

E adesso si parla di nuove chiusure il 9 e il 10 Gennaio, il primo fine settimana in cui era prevista l’apertura dopo mesi di ‘stop’, e che invece sarà, per tutta Italia, ‘arancione’ o addirittura ‘rosso’. Ma, allo stesso tempo, tutte le Regioni – comprese quelle con l’indice Rt più alto – saranno ‘gialle’ il 7 e l’8 Gennaio.

Con quale criterio vengono prese le decisioni? Forse non ci si rende conto che queste disposizioni condannano a morte milioni di imprese e mettono in pericolo milioni di posti di lavoro, senza avere un reale impatto nella lotta al virus.

 

Oggi il Governo vuole rivedere le fasce di emergenza che fino alla fine di Dicembre sono state promosse come un sistema collaudato ed efficace. L’intenzione sembra quella di restringere i parametri per le aree gialle ma, allo stesso tempo, introdurre una possibile area bianca che possa far tornare alla normalità le Regioni con dati particolarmente buoni dopo il 15 Gennaio.

 

Non possiamo restare in silenzio a guardare questo gioco.

Veniamo da dieci mesi in cui la responsabilità per la buona riuscita della lotta alla pandemia è stata attribuita unicamente ai comportamenti di imprese, lavoratori e cittadini che continuano a veder limitata la propria libertà personale e professionale.

L’intero Paese è stato fermato e alla luce di questo è intollerabile oggi sentir dire al Ministro della Salute ‘dobbiamo organizzarci per la terza ondata’.  No, dovevamo già essere pronti.

Come?

 

Con un sistema sanitario in grado di tracciare, assistere, e curare le persone positive e, soprattutto, un’organizzazione efficiente della campagna di vaccinazioni.

Purtroppo assistiamo ancora una volta alla ricerca di consenso con l’immediato acquisto del vaccino, seguita nei fatti dall’incapacità di mettere in moto l’intero impianto che già registra deficit nei tempi e nelle modalità di distribuzione.

Questo non è il momento di perdersi in dibattiti sull’obbligatorietà o meno delle vaccinazioni, ora è il momento di essere in grado di farlo.

 

Allo stesso tempo, dovrebbero essere pronti provvedimenti da introdurre ad ogni livello di emergenza e sostegni veri per le aziende, senza promesse che ancora oggi attendono di essere mantenute.

Mentre in Italia si pensa a provvedimenti assistenziali e misure lampo, nel resto d’Europa sono pronti i progetti per l’utilizzo delle risorse del Recovery Found.

 

Le conseguenze a cui andiamo incontro sono catastrofiche già nell’immediato e le prossime chiusure non faranno che peggiorarle.

Ma ancora più gravi saranno le ricadute nel lungo periodo: senza lavoro, senza istruzione, senza fiducia, come possiamo costruire il futuro?”

 

 

 

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