Pescia, danni ali negozi e alla viabilità con la nuova disposizione del mercato

Disagi per la nuova disposizione del mercato settimanale di Pescia.

Confcommercio chiede all’Amministrazione di rivedere il progetto che sta provocando seri danni alla città e alle sue aziende.

 

Dopo il secondo sabato dall’entrata in vigore della sistemazione voluta dal Comune, si rafforzano le preoccupazioni dei commercianti in sede fissa del centro storico e delle aree circostanti sia per il posizionamento dei banchi, sia per le crescenti difficoltà di accesso alla città.

 

A pagarne le spese più alte sono le attività di Piazza Mazzini le quali si  trovano di fronte un vero e proprio muro formato dai mezzi degli ambulanti che ostruiscono il passaggio dal centro della piazza al marciapiede e, quindi, all’ingresso dei negozi.

 

Disagi anche nelle altre strade, a partire da Via Libero Andreotti fino ad arrivare a Via Galeotti, dove le aziende lamentano particolari problematiche sulla viabilità con difficoltà di accesso e uscita dal centro e con un conseguente calo di frequentazione il sabato mattina.

 

A fronte di questo Confcommercio propone al Comune di mitigare gli effetti negativi causati dal nuovo mercato settimanale, come già richiesto formalmente dalla segreteria dei sindacati dei commercianti ambulanti, in sede di discussione delle modifiche da apportare alla disposizione dei banchi.

Questi infatti proponevano di utilizzare Piazza XX Settembre come area di mercato e liberare Borgo della Vittoria e Via Libero Andreotti. In questo modo sarebbe possibile la riapertura del traffico in Via Ricasoli dando sollievo – dal punto di vista della viabilità – non soltanto al centro storico ma anche alle aree nei dintorni.

 

Riaprire Via Ricasoli significherebbe riaprire anche Via Amendola come via di uscita dalla città e inoltre, liberando totalmente Borgo alla Vittoria, sarebbe possibile transitare per Via Turini facilitando ulteriormente la circolazione.

 

Una cosa è certa – prosegue Confcommercio – non è possibile continuare sulla strada intrapresa. È vero che si tratta di una sperimentazione ma ad oggi è evidente che i costi di tale scelta ricadono esclusivamente sui commercianti in sede fissa ed è quindi necessaria un’inversione di rotta. In un momento così delicato come quello attuale nel quale le attività hanno difficoltà a far quadrare i propri bilanci, risulta incomprensibile la volontà di portare avanti una scelta che le danneggia ulteriormente.

 

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